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Quando meno te l’aspetti all’Arcobaleno, proprio come un arcobaleno, spunta l’Amore.
Non intendo il sentimento che ciascuno di noi ha verso il prossimo, l’affetto e il rispetto che si ha verso tutti coloro che frequentano, o non frequentano, l’Arcobaleno, bensì l’Amore, proprio quello con la A maiuscola, che scuote la persona, che non la fa dormire o mangiare per ciò che prova per un’altra persona, per una donna, per un uomo.
Parlo di quel sentimento che ad uomini e donne cambia la vita.
Sono storie da non credere, appunto, incredibili, perché nascono da situazioni incredibili, e crescono sembra inspiegabilmente, ma con forza, con vigore, e seguono un disegno imperscrutabile per tutti, meno che da coloro che lo vivono.
Sono storie come quella del fico del cortile, nato non si sa come nella crepa di un muro, cresciuto come se sotto avesse la migliore terra e il miglior concime, invece che cemento.
Quando pensi che tutto sia finito, che la vita non abbia più niente da darti, che le emozioni se ne siano andate insieme allo scorrere del tempo, per non tornare più, quando combatti giorno per giorno per restare vivo, per alzarti la mattina, per avere una vita normale – che normale non è mai stata – ecco che spunta l’Amore, inaspettato e bello come l’arcobaleno.
Matteo ha passato buona parte della sua vita in carcere, e si era abituato a vedere la vita da una prigione, pensando che l’orizzonte sarebbe stato, forse per sempre, delimitato dalle sbarre, dalle bocche di lupo, e pensava che oltre quelle sbarre c’era una vita che non gli sarebbe appartenuta più, tanto vicina ma così lontana.
Matteo pensava a tante cose in carcere, a come sarebbe stata la sua vita il giorno che sarebbe tornato libero, a tutto quello che avrebbe fatto, o avrebbe voluto fare, oltre le sbarre, ma non aveva pensato all’Amore, vero, per e da una donna e, invece, quell’Amore era lì davvero, che lo aspettava, per cambiargli davvero la vita, per dargli la forza di ricominciare, di vivere la vita come mai l’aveva immaginata.
Marco combatteva con la sua malattia, pensava che non ce l’avrebbe mai fatta, che non sarebbe mai stato normale, come gli altri, che si sarebbe portato dentro, sempre, quell’orologio che batte un tempo diverso, che lo faceva viaggiare in un tempo, in una dimensione diversa.
Ma anche per Marco l’Amore è arrivato, forte quanto inaspettato, e il suo orologio, grazie anche a questo Amore, ha ripreso il tempo degli altri, e così, anche Marco, ha avuto la vita degli altri.
Giovanna si è fatta con tante e tali sostanze, e poi ha bevuto tutto ciò che poteva bere, tanto che il suo cervello se ne era andato via dalla testa, lasciandola vuota, come la sua vita.
Giovanna pensava che non le restava altro da fare che andarsene via del tutto, invece no, anche per lei l’Amore è arrivato, pronto a riempirle di nuovo la testa e la vita.
Luca era bravo, aveva una professione, un’arte nelle mani, erano mani d’oro, che sapevano fare tutto, creare, aggiustare, sistemare, le sue mani lo facevano vivere (economicamente) bene, lo facevano stare bene.
Poi le mani di Luca hanno cominciato a tremare, a tremare sempre più forte, non stavano più ferme, non potevano tenere più stretto niente, tutto cadeva per terra, non poteva più aggiustare nulla, sistemare nulla, non poteva più vivere bene, né stare bene.
Anche per Luca la vita si era fermata, la sua prima vita, ma lui sapeva perché quelle mani avevano cominciato a tremare. Luca ha capito il suo errore, e con forza, con coraggio, è tornato sui suoi passi sbagliati, ha cercato una nuova vita: le mani hanno cominciato a tremare meno, sempre meno, fino a quando le mani di una donna le hanno strette con tutto il calore dell’Amore e, finalmente, non hanno tremato più.
Luca è tornato a lavorare, con le sue mani d’oro, è tornato come e meglio di prima, ed ora, tutte le sere, quelle mani vengono strette dalle mani del suo Amore.
Non ricordo bene come è andata a finire la storia del fico, qualcuno lo voleva tagliare, altri no: sono però certo che gli amori dell’Arcobaleno nessuno li può estirpare e crescono, crescono … 
 
Natale 2013 
 
L. Mughini

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