Il 21 marzo don Armando Zappolini, presidente del CNCA, ha partecipato all’assemblea indetta a Roma dalle tante associazioni contrarie ai decreti immigrazione e sicurezza voluti dal Governo.
Qui sotto una sintesi del suo intervento.
“Non possiamo chiudere gli occhi e abituarci all’ingiustizia e al non rispetto dei diritti umani. Dobbiamo ricordare a tutti che i migranti sono persone. Non è scontato, purtroppo, visto come sono trattati da media e politica. Ma la rabbia di fronte alle tante cose che non ci convincono, che non ci piacciono, non è una risposta adeguata. Non dobbiamo smettere di continuare a costruire rapporti con le istituzioni, esercitando una funzione di pungolo e pressando al massimo possibile per avere norme di legge che non ledano la dignità e i diritti delle persone, ma che anzi promuovano condizioni di vita migliori per le persone e per le collettività. È una funzione che dobbiamo esercitare anche quando accogliamo le persone migranti, costruendo un dialogo con le comunità locali affinché si rendano conto del valore dell’accoglienza e del fatto che è possibile accogliere senza creare fratture con la popolazione residente e senza favorire speculazioni intollerabili. Il nostro compito è anche quello di realizzare reti che includono, che connettono. Non certo le reti che separano, rinchiudono, segregano. Un lavoro che deve puntare anche a riconoscere e incentivare il protagonismo dei migranti che sosteniamo, che noi stessi per primi non dobbiamo trattare – di fatto – come semplici ospiti delle nostre strutture di accoglienza.
“Come CNCA diciamo con forza che, dinanzi a casi eclatanti di violazione dei diritti, non avremo alcuna remora a compiere atti di disobbedienza civile. E chiediamo a tutte le organizzazioni locali di monitorare attentamente l’applicazione dei decreti immigrazione e sicurezza sui propri territori, a cominciare dalle ordinanze dei sindaci. La battaglia contro norme ingiuste non finisce nelle aule del Parlamento, ma continua anche quando tali norme finiranno inevitabilmente per incidere sulla vita concreta di persone che sono totalmente innocenti o che, comunque, non costituiscono certo un serio pericolo per la collettività. Vigileremo e denunceremo. Nessuno pensi di colpire le persone più deboli e povere senza che si levino voci di protesta e di indignazione.”
COMUNICATO STAMPA
Campagna I diritti alzano la voce:
“Equità, crescita dell’occupazione e difesa dei redditi
siano le priorità del Governo Monti”
Lotta all’evasione, tassazione più alta sui patrimoni mobiliari e immobiliari,
taglio delle spese militari e riduzione dei costi della politica
i settori dove trovare le risorse per il rilancio del paese.
Necessaria una modifica radicale della legge delega fiscale-assistenziale
Roma, 16 novembre 2011
La campagna I diritti alzano la voce – promossa da 24 organizzazioni del volontariato e del terzo settore italiani – valuta positivamente la nascita del Governo Monti, in considerazione della gravissima situazione in cui versa il paese. Tuttavia, la campagna sottolinea il fatto che i nodi da affrontare con urgenza non sono solo quelli che riguardano i conti dello stato, ma anche i 3 milioni di disoccupati, il progressivo impoverimento di fasce consistenti, e crescenti, di popolazione, l’iniqua distribuzione della ricchezza, l’abnorme evasione fiscale. Sono questi i veri ostacoli allo sviluppo sociale ed economico dell’Italia.
“Siamo preoccupati per il nostro paese,” dichiara Lucio Babolin, portavoce della campagna I diritti alzano la voce, “ma anche per il dibattito sulla crisi portato avanti dagli opinion maker e le testate più influenti. Sembra quasi che allo sfacelo economico e finanziario di questi anni si voglia continuare a rispondere con le stesse ricette che hanno generato il disastro. Anzi, la tentazione potrebbe essere quella di approfittare dell’emergenza per far passare provvedimenti fermi al palo da anni.”
“Noi crediamo”, continua Babolin, “che vi siano due priorità per il paese: la messa in sicurezza dei conti dello stato e, insieme, il miglioramento delle condizioni di vita per tutte quelle persone e famiglie che hanno pagato fin qui, ingiustamente, il prezzo della crisi. Non basterà una patrimoniale ‘leggera’ per assicurare l’uno e l’altro obiettivo. Bisognerà piuttosto agire in modo incisivo sull’evasione fiscale, tassare maggiormente i patrimoni mobiliari e immobiliari, tagliare le spese militari, ridurre i costi della politica.”
“La campagna I diritti alzano la voce”, conclude il portavoce, “ritiene che una parte delle risorse così reperite possa permettere una riforma del welfare attesa da tempo, permettendo il varo dei Livelli essenziali delle prestazioni e del reddito minimo di inserimento e l’istituzione di un fondo e di misure adeguate per la non autosufficienza e per ammortizzatori sociali efficaci a beneficio di tutti coloro che perdono il lavoro. In questo modo sosterremmo la domanda e aiuteremmo larghi strati della popolazione. Finalità che non potrebbero essere raggiunte con la legge delega sulla riforma fiscale e assistenziale voluta dal precedente Governo, che a nostro avviso va radicalmente modificata.”
Info:
Mariano Bottaccio – Responsabile Ufficio stampa
Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA)
cell. 329 2928070 – email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Promuovono la campagna:
Antigone, Arci, Arciragazzi, Associazione Città visibile, Associazione Familiari Alzheimer Pordenone Onlus, Associazione Welcome, Auser, Centro Iniziative e Ricerche Euromediterraneo (Cirem) - Napoli, Cittadinanzattiva, Comunità Saman, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Emmaus Italia, Erit Italia, Eurocare Italia, Federazione Internazionale “Città sociale” - Campania, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish), Federazione Italiana Organismi per le Persone senza Dimora (fio.PSD), Federazione Scs/Cnos, Forum Droghe, Ires Campania, Jesuit Social Network (Jsn) Italia, Lunaria, Movi, Movimento Rinnovamento democratico.
Contro la violenza costruiamo una nuova politica
Oltre l'indignazione ci deve essere l'impegno e la responsabilità
di Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
C'è qualcosa di realmente pericoloso nella violenza che sabato scorso si è abbattuta sulla manifestazione di Roma. E' l'idea che le cose che non si possano più cambiare, che si possano solo distruggere, che la politica sia la cosa più sporca e inconcludente che esista, che i politici e le forze politiche siano tutti uguali e che, in fondo, anche tutti gli altri siano complici e compromessi. Per questo gli incappucciati di sabato non hanno avuto alcuno scrupolo nel rivoltarsi violentemente contro i manifestanti che cercavano di fermarli, nel distruggere ogni cosa senza nemmeno interrogarsi sulla condizione dei loro legittimi proprietari, nel devastare indifferentemente auto, moto, banche, abitazioni, chiese, uffici, spazi, piazze e beni pubblici. La loro scelta di nascondersi e di mimetizzarsi nel corteo per limitare la reazione della polizia non è stata solo una tecnica militare, è stata anche un chiaro gesto di disprezzo nei confronti di tutti quei cittadini che credono ancora nell'importanza e nell'utilità della manifestazione e della partecipazione.
Non ho ancora capito quanti fossero realmente questi teppisti. So che a pensarla come loro ce ne sono molti di più. E questo ci deve preoccupare tutti. Non c'è solo il disagio sociale, la crisi economica, la mancanza di lavoro, la diffusione della povertà, dell'incertezza e dell'insicurezza ad accrescere la tensione e la rabbia. C'è anche tutta la crisi della democrazia, delle istituzioni, della politica e quindi della stessa idea del cambiamento. Se tutto appare bloccato e immutabile, se ogni iniziativa democratica sembra inutile e inconcludente, se persino il Parlamento assomiglia ormai ad un ente inutile, se la narrazione televisiva continua a oscurare la vita reale delle persone che pagano il prezzo più alto della crisi, se a tutti coloro che protestano o cercano personalmente di cambiare le cose viene imposto il bavaglio, cosa resta da fare?
Il discorso sulla violenza e la nonviolenza deve ripartire da qui e non può più essere disgiunto dal discorso sul futuro del nostro paese e della nostra democrazia. I giovani e i meno giovani che sabato hanno impedito lo svolgimento della manifestazione sequestrando la strada, la piazza e la giornata a tutti gli altri si sono messi dalla parte sbagliata. Niente può giustificare la loro follia, che non solo ha cancellato uno straordinario spazio pubblico (costato peraltro grandi fatiche a molti), ma è giunta a mettere a repentaglio la vita di tanta gente. La condanna fattiva di quelle azioni deve essere netta ma deve essere accompagnata dall'impegno a costruire una politica nuova, capace di rigenerare fiducia e speranza laddove oggi dominano la rabbia o la rassegnazione.
Questa sfida non è delegabile ad alcuno. Ce ne dobbiamo fare carico noi, ciascuno di noi, tutti insieme, tutti i giorni, con le cose che facciamo, con il nostro modo di guardare agli altri, di pensare al bene comune, di equilibrare i nostri interessi e quelli della comunità in cui viviamo. E' evidente che chi sta nei partiti e nelle istituzioni ha una responsabilità maggiore. Ma non è una responsabilità esclusiva e soprattutto non possiamo passare il tempo a lamentarci di quello che gli altri fanno o non fanno. Dopo l'indignazione non ci può essere la violenza. Ce n'è già troppa in giro. Dopo l'indignazione ci devono essere l'impegno e l'assunzione di responsabilità, che a loro volta sono le fondamenta di quella nuova politica che dobbiamo costruire in prima persona. Le centinaia di migliaia di cittadini che sabato hanno affollato la manifestazione di Roma, i venti chilometri di gente che lo scorso 25 settembre ha fatto la Marcia Perugia-Assisi, insieme ai ventisette milioni di italiani che il 12-13 giugno hanno detto no alla privatizzazione dell'acqua danno la misura delle energie disponibili. Il cantiere è aperto. Facciamo in modo che nessuno riesca a chiuderlo.
PS. Le immagini della violenza di Roma hanno fatto il giro del mondo. Ma come sarebbe andata se non ci fossero stati quegli incidenti? Come sarebbe stata raccontata quella manifestazione? Quanto spazio avrebbero avuto le ragioni dei partecipanti e degli organizzatori? Il modo con cui i grandi mezzi di comunicazione (con alcune importanti eccezioni) hanno trattato anche l'ultima Marcia per la pace Perugia-Assisi non lascia spazio a dubbi. In questo sistema informativo c'è spazio solo per la violenza di piazza, la cronaca nera del vicino di casa e gli urli di certi salotti televisivi. Tutto il resto viene sistematicamente rimosso, oscurato o censurato. Nessuno ci venga a dire che per mettere al bando la violenza servono leggi speciali, men che meno quelle teorizzate sull'onda dell'emergenza. Si cominci restituendo il servizio pubblico radiotelevisivo alla sua missione originale: rivolgere uno sguardo attento alla realtà e alla vita delle persone e dei popoli, accertare la realtà dei fatti, assicurare il più ampio pluralismo di voci, opinioni e soggetti, favorire la comprensione dei problemi e promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita e alle scelte della collettività.
Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace
Perugia, 18 ottobre 2011
La campagna "I diritti alzano la voce" è nata nella primavera del 2009, quando alcuni esponenti del terzo settore hanno cominciato a incontrarsi, condividendo un'insoddisfazione profonda per come i temi del welfare sono affrontati dalla politica e dai media.
Da questo scambio di idee è nata la voglia di prendere posizione pubblicamente con un "Manifesto per il welfare", intitolato "Il benessere è un diritto, la disuguaglianza un'ingiustizia". Il testo presenta i principi etici e politici che ispirano la campagna e i principi che dovrebbero guidare una riforma del welfare che non sia un suo mero smantellamento: la riaffermazione del valore della Costituzione e dei diritti di cittadinanza; la denuncia rispetto alla crescita della povertà, delle disuguaglianze, all'uso del diritto penale e del carcere come risposta ai problemi sociali; la richiesta di una nuova politica, capace di farsi carico, prioritariamente, del bene comune; il valore del lavoro, dell'istruzione, della salute, della casa, di politiche fiscali progressive, di politiche sociali ancorate a diritti universali ed esigibili. Il "Manifesto" è stata anche una prima risposta al "Libro bianco sul futuro del modello sociale" adottato dal Governo.
Il "Manifesto" è stato sottoscritto da diverse altre organizzazioni e presentato alla stampa il 1 luglio 2009. Da quel momento è partito un ciclo di incontri a cui hanno partecipato sempre più soggetti del volontariato e del terzo settore. E che ha portato a un risultato concreto: la definizione di un "Documento base generale" che contiene un'analisi della situazione presente rispetto al tema dei diritti e, soprattutto, una proposta politica forte, di sistema, per un nuovo welfare articolata per aree di priorità. A questo documento se ne è aggiunto un secondo, la "Piattaforma politica", in cui sono indicate le proposte considerate prioritarie.
Inoltre, si è deciso che era arrivato il momento non solo per prendere posizione e continuare l'azione di pressione sulle Istuituzioni e la politica, ma che fosse necessario dar vita a una vera e propria campagna. Capace di parlare all'opinione pubblica, ai cittadini, e non solo agli addetti ai lavori. Capace di ridare senso e linguaggio ai diritti di cittadinanza, alla giustizia, alla solidarietà.
La campagna è organizzata, attualmente, in un livello nazionale e in gruppi regionali.
Il 25 e 26 novembre 2010 la campagna ha organizzato, con la Regione Emilia Romagna, il convegno nazionale "Universale e locale. Istituzioni e terzo settore insieme per un nuovo welfare".
Scarica le relazioni del convegno.
La campagna è promossa da:
Antigone, Arci, Arciragazzi, Associazione Città visibile, Associazione Familiari Alzheimer Pordenone Onlus, Associazione Welcome, Auser, Centro Iniziative e Ricerche Euromediterraneo (Cirem) - Napoli, Cittadinanzattiva, Comitato Diritti Civili delle Prostitute, Comunità Saman, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Emmaus Italia, Erit Italia, Eurocare Italia, Federazione Internazionale “Città sociale” - Campania, Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (Fish), Federazione Italiana Organismi per le Persone senza Dimora (fio.PSD), Federazione Scs/Cnos - Salesiani per il sociale, Forum Droghe, Ires Campania, Jesuit Social Network (Jsn) Italia, Lunaria, Movi, Movimento Rinnovamento democratico, Solidarietà e Cooperazione - Cipsi.
Info:
www.idirittialzanolavoce.org
Riccardo Poli
cell. 348 8017108
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Mariano Bottaccio
cell. 329 2928070
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